skizomante

Thursday, October 13, 2005

IL SASSO NEL CUORE DI ALBANO, IDRIS TARZANIZZATO, COSTANTINO SPUFFEGGIANTE, LE MERAVIGLIE DI FASSINO

E ANCORA LA METAMORFOSI DI DI PIETRO, NUOVE PROSPETTIVE DI MERCHANDISING PER LAPO IN POST OVERDOSE: questo e altro in un frizzante mercoledì telvisivo dell'Italia contemporanea che dal maggioritario vuole ritornare al proporzionale

Dal flusso mediatico di mercoledì isolo alcune schize e pseudoschize. Isola dei famosi: turboshare grazie ad Albano “grande uomo” (definizione della Ventura) che, alla notizia dell’ennesimo abbandono (questa volta è la Lecciso che non ne vuole sapere più di lui) dimostra carattere e affronta le telecamere impietose che gli sputano in faccia il suo privato persino nella “reclusione” dell’isola. Grande Albano, con il suo "sasso nel cuore", le aspirazioni patriarcali e le compagne mai all’altezza del suo concetto di famiglia radicata nella terra; a paragone, come minuscola risulta la virilità di Daniele, costruita sui muscoli, il narcisismo e l’autosospensione intellettuale: un bambino mammone e bisognoso di coccole che piange per la lettera della genitrice, cucciolo abbandonato a causa delle orecchie originali ma non apprezzate dal padrone ingrato e cattivo. Albano, adotta un Daniele! La Lecciso conferma la sua assoluta mancanza di stile (prima di rivelare la sua decisione l’aspirante velona avrebbe potuto aspettare la fine del programma, lei che ha barattato il suo ruolo di madre per essere ridicolizzata dalle luci di una ribalta che ne ha solo esaltato la trashaggine, piuttosto che regalarle l’agognato successo; patetica vicenda paradigmatica delle aspirazioni di molte donne contemporanee, che ai figli preferiscono le telecamere (e sottotraccia alle culle i cassonetti della spazzatura; lo conferma Vespa, che curiale teleministro della sanità, suggerisce ai chirurghi estetici di non operare le minorenni desiderose di tettone e labbroni per dominare il tubo catodico, oggetto più che del loro desiderio di quello delle loro madri, ma di mandarle dallo psichiatra. Altro che Pivettate!). All’arrivo di Idris sull'isola, dopo la defaillance di Enzo Paolo in Russo (Carmen) tradito dalle emorroidi, rigurgiti di razzismo strisciante dolcificato dalle esigenze spettacolari ma amaro ugualmente: col sorriso sulle labbra dapprima gli è stato attribuito come naturale il nuovo habitat in cui è stato catapultato e lui ha risposto orgogliosamente di essere un africano urbano. Poi da una bionda slavata con uzzoli cannibaleschi che non cito nemmeno è stato paragonato ad una gustosa (s)barra(-etta?) di cioccolato (qui il flusso desiderante si è cortocircuitato tra la gastronomia e la pornografia: l’ariana affamata e l’arrivo del nero in una microcomunità spaccata da scazzi reciproci e rinunce costosissime (polpette, lasagne e tortellini), ottimo trailer per un film il cui titolo può essere "La (s)barra di Idris" oppure "Cioccolata a colazione per dolicocefala bionda", tra il pecoreccio e il pitigrilliano… ).Continua il trend di dissoluzione del politically correct, ritorna il disprezzo per il terrone e per il negro oltre ogni ipocrisia buonista: l’Italia del nord rivela the dark side of the moon della sua tolleranza confermando che l’integrazione è solo sfruttamento di forza lavoro, altro che società multiculturale. È l’Italia che rivela la sua anima, baby, e lo fa nel confessionale esotico della cueva. Idris erede mediatico di Taricone, ripropone il suo ghetto personale nel ghetto mediatizzato dell’isola caraibica. Times are changed, il nome mentale sostituisce sempre più il nome politically correct, e il processo è cominciato da almeno un quarto di secolo, da quella marcia dei quarantamila a Torino negli anni ’80 che Minoli spara in tarda serata e che sancì la sconfitta del sindacato di fronte alle rivendicazioni dei colletti bianchi Fiat, ovvero la piccola e media borghesia sobillata dai quadri più alti. La storia televisivamente diventa farsa e si scopre che quello che sembrava spontaneismo attivo piccolo borghese in realtà fu un’operazione ben orchestrata dai dirigenti, da cui Romiti declina però le responsabilità. Cesaraccio ha rivalutato la figura di Berlinguer, che attaccò furiosamente in una riunione di industriali all’indomani della risoluzione della gravissima tensione sociale, prendendosela con la foga della sua giovinezza che gli offuscò la lucidità necessaria a comprendere lo spessore del personaggio. Come Pasolini, post mortem semper magnus homo. Da quella vertenza sindacale uscirono sconfitti tra gli altri: Lama, Bertinotti, Fassino - ma alcuni sono sopravvissuti e hanno fatto anche carriera. Fassino ha affermato che quella lezione gli servì per guardare in faccia la realtà (non specificata: si riferiva forse alle scarpe di D'Alema o al suo neo-micro-logo con tanto di "d nobiliare minuscola" recentemente ostentato dopo la performance di speaker durante le gale di vela?). Lo sguardo del macilento Piero, che immaginiamo carico di meraviglia all'indomani della vittoria del Capitale sugli operai, si gemellava con quello che aveva nel fotomontaggio gigantografato da un esagitato Chiambretti a Markette, dove la dilatazione palpebro-oculare vagamente buttiglionesca era provocata dalla visione delle tette della Kanakis, ex miss Italia e ora neo-sposa di un doge veneziano a suo dire gelosissimo e doppiettista (nel senso che spara con la doppietta), mentre il malefico Piero la sgnoccheggiava tirando lo share. Certo è questo mix di ascetismo con retrogusto puritano e tensione morale un po' nevrotica che ci rende gustoso il cocktail Fassino, uno dei pochi che si possono sdoganare nel girotondo-bar del centro-sinistra. Mentre il copcktail D'Alema diventa sempre più insipido rischiando di diventare un cattivo succedaneo di un qualsiasi martini. Tornando alla lotta di classe, quel 1980 fatidico, tra l'altro, forse fu il discrimine temporale della resipiscenza di Giulianone Ferrara, che da Bud Spencer falce e martello di Valle Giulia si trasformò nell'elefantino forzista con una proboscide così... Romiti, con i suoi occhiali astronomici da membro della gentry della prima repubblica e la sua pappagorgia che ben si sposa con il gallinaceo che invece di uova covava e schiudeva casse integrazioni, ha notato, intervistato nel programma di Minoli, la similitudine della gravità attuale della situazione con quella di allora, con la differenza che oggi non ci sono persone all’altezza. Ah, se avesse trent’anni di meno! servirebbe ancora l’Italia, rimpiange vanamente in un cortocircuito rivelatore, identificando i destini del Belpaese con quelli della Fiat di Torino e della dinastia che l'ha sempre gestita. E a proposito di dinastie torinesi e rampolli attuali, non possiamo fare a meno di pensare al povero Lapo e cercare di immaginare le prime parole dette al suo risveglio, ancora un po’ rincoglionito, a mamma e papà Elkann, appena uscito dal coma farmacologico indottogli dai medici per salvargli la pelle dopo un’overdose di oppio, eroina, cocaina e chissà cos’altro. Il Rosso Malpelo sabaudo aveva trascorso la notte di follie in compagnia di Lino-Patrizia e altri due travestiti (o transessuali, non si è capito bene sbirciando il lessico eufemistico di chi parlava di non femminilità biologica... ), superando nella realtà le "fantasie" romanzesche più eccessive di Aldo Busi in "Vendita Galline km 2"; e forse i travestiti erano quattro, dato che sono usciti fuori una veste femminile e i tacchi a spillo che il responsabile del brand Fiat pare abbia indossato "per gioco" in quella notte di follie. Diavolo di un Lapo, quello che non è riuscito a Platinette forse riuscirà a lui: lo sdoganamento (era ora!) delle drag queen! Da esperto di marketing quale è, sicuramente starà riflettendo sul nuovo logo della sua casa automobilistica: magari un piccolo fallo come quello uscito dai tarocchi di Costantino (della Gherardesca, per distinguerlo da quell'altro, il tronista, candidato ideale per una nuova edizione dell'Isola dei famosi) a Markette o come quello da lui commesso nella sua orgetta torinese, più trasgressivo di zio Gianni che mai, ma questi però difficilmente si faceva sgamare. Oppure l'acronimo Fiat potrebbe essere letto, con politically correcteness e gaio candore: Forza Italiani Amate i Trans... le possibilità sono molteplici e tutte a portata della sua fantasia che speriamo ci sorprenderà ancora, e di più. Purché riesca a divincolarsi dall'abbraccio soffocante della dinastia torinese che vorrebbe lavare i panni "sporchi" in casa, proprio ora che un Agnelli, per la prima volta, è stato sorpreso nella sincerità dei suoi desideri, che solo il più vieto perbenismo borghese può ricusare ricamandoci la sua morale pelosa. Forza Lapo, questo night pride può essere il coming out che porrà fine al vecchio capitalismo riuscendo laddove i comunisti hanno fallito con la loro rivoluzione proletaria! La Fiat potrebbe produrre parrucche, cosmetici e accessori varii anziché automobili e Romiti potrebbe essere costretto a esibirsi nella stessa tenuta travesta di Rudolph Giuliani, come testimonial della nuova riconvesione industriale. Un passaggio a Markette il buon Piero non è pensabile che glielo neghi... a proposito, ieri nella seconda puntata della seconda edizione del programma, ci siamo deliziati con un Di Pietro (con la D maiuscola) linguisticamente ripulito, che parlava di "resipiscenza operosa" e, udite udite, "gentlemen agreement" con grande sorpresa di Piero che pareva assistere in diretta a una metamorfosi kafkiana al contrario e grande perplessità del clone che lo imita e presente sul palco durante la promozione di Antonio versione 2005 (Antonio millennium). Il falso Di Pietro era una sorta di falsa coscienza terrona che il nuovo Di Pietro esorcizzava in diretta, e d'uopo sarebbe stata una spumeggiante Lubamba che si esibisse per l'occasione in un rito voodoo aiutata dagli altri membri della comunità di colore ospiti della trasmissione... In compenso abbiamo avuto Idris gratificato da Daniele in diretta all'Isola dei famosi di complimenti che non avrebbe accettato nemmeno un orango, e che ha rimandato al mittente con una certa classe. Ancora una volta il negro e il terrone hanno mediatizzato il loro ghetto, mentale prima che fisico, per la gioia dei bianchi e dei settentrionali (a quando lo sdoganamento del razzismo?... da vari segnali inquietanti un'ipotesi del genere non è più fantapolitica).
C'è un fermento nazi nella società dello spettacolo in questa mediatuzzazione di flussi politically sudici? Prima il povero Maradona costretto a ballare palleggiando per pagare la sua riaccettazione sociale dopo i trascorsi cocainici, con la lettura di verdetti che sembravano tenerlo con il fiato sospeso più di una finale dei mondiali. Poi "Il grande Torino", con il meridionale "buono" che tollera i pregiudizi dei torinesi come un muro di gomma pur di giocare nella squadra della città e il fratello "cattivo" che è comunista, non si vuole far umiliare dai razzisti e che perciò non si integrerà mai; anzi sembra che diventi ladro come conseguenza diretta della sua ideologia. Poi ieri sera Di Pietro e Idris. Questa volta, caro Piero, il Di Pietro macchietta sul quale era facile esercitare la tua feroce ironia si è smarcato un po' dalle banali aspettative e non riuscivo a distinguere nel tuo sguardo il divertimento causato dal suo proporsi personaggio politico da quello causato dal fatto di essere un'impresentabile nei giri cool e dalla sorpresa di una crisalide che forse si sta trasformando in farfalla... Antonio si è detto persino favorevole ai pacs, nonostante si sia prima definito cattolico praticante! Forza Tonino, continua così, sorprendici con le tue evoluzioni, non prestarti al gioco di chi ti vuole prigioniero della figura dell'uomo venuto da Montenero di Bisaccia usato per far fuori una classe dirigente e poi con raffinata intelligenza messo da parte come un vestito vecchio. Altra invitata è stata la moglie di Calderoli, una bionda rampante che deve credersi molto spiritosa ma che ha dato solo l'impressione di una provinciale con il mito della sciura. Ha affermato di essere il boccone prelibato del marito, sicché apprendiamo che Calderoli, come i cani, ha bisogno dell'osso per stare buono (giacché non vediamo di cos'altro potrebbe saziare il suo appetito con quella moglie che non abbonda certo in carne, sorta di scopa al contrario -a parte lo spettacolo disgustoso del leghista che divora la consorte dopo averla insaporita di salsa verde per non sporcarsi). E infine ha onorato Markette della sua presenza Lina Sotis, che discettava di baciamani ai porporati e al papa con il loro numero fisso di passaggi e sbertucciava una teoria di principesse e aspiranti tali che perdevano il confronto con la borghese matura fornita di capelli bianchi e rughe quali valore aggiunto (Lina pro domo sua). Durante la dissertazione della maestrina di bon ton, c'è stato il momento clou della serata con un passaggio improvviso del discendente del conte Ugolino di dantesca memoria, l'incomparabile Costantino, che smessi i panni di pornocartomante truccata da gemella dark di Wanda Osiris, invece di rosicchiare il cranio della Sotis seguendo le inclinazioni dll'illustre antenato, si è esibito in una specie di balletto con ammiccamenti anali, con un look che faceva pensare all'osceno connubio di un elfo con il grande puffo. Non è delirio, baby. Non è finzione. E' l'Italia in questo autunno del 2005, mentre in parlamento sembrano tutti concordi nel modificare la legge elettorale rinnegando il maggioritario e ritornando al proporzionale e all'orizzonte, minacciose, si profila il cribro delle primarie.

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