OGGI HO LETTO
L’autore, come si evince dal sopratitolo (che qui riporto come sottotitolo), cerca di demolire il luogo comune secondo cui la cultura di massa o cultura pop (da popular: cine, tele, videogiochi, internet etc.; neologismo under to date, perché esiste una gerarchia anche nel pop tra alto e basso, e poi c'è il poppitsch, neologismo da me coniato che spiegherò più sotto) inebetisce l’uomo medio. Sostiene, al contrario, che essa migliora le nostre capacità cognitive, secondo la teoria della “curva del dormiglione”. All’ormai datato multitasking (capacità di gestire un flusso caotico di obiettivi indipendenti fra di loro: ad es.: guardare un video, ascoltatre musica, rispondere a un messaggio, contemporaneamente), contrappone il novello telescoping (capacità di costruire una corretta gerarchia di attività e muoversi secondo l’ordine esatto, come accade in un videogioco complesso d’ultima generazione). Scopriamo, tra l’altro, che i reality migliorerebbero la nostra intelligenza emotiva (ma qui si trova una delle argomentazioni più deboli del testo, peraltro godibilissimo: lo sviluppo della propria intelligenza emotiva è frutto senz’altro dell’interazione reale tra persone reali, non dall’osservazione delle emozioni degli altri attraverso il video; tuttavia dato che anche questa realtà può essere opinabile, un sottotipo di intelligenza emotiva, che definirei medioemotiva, può forgiarsi anche attraverso i reality…): "quando verso la fine di Survivor, un concorrente viene espulso dall'isola... la videocamera fa uno zoom sul viso avvilito dello sfortunato concorrente, e ciò che si vede...è...una manifestazione di emozioni genuine scritte sul viso di qualcuno...Ammetto che c'è qualcosa di perverso in quei momenti, qualcosa che assomiglia al fremito che la pornografia usava provocare prima di diventare un'industria da miliardi di dollari... l'intelligenza che attrae i reality show è l'intelligenza dei microsecondi". In questo caso è l'intelligenza emotiva del telespettatore che subirebbe un incremento; secondo questo schema del miglioramento delle capacità cognitive, l’autore rivaluta anche serie televisive recenti come ad es. I Soprano per la complessità dell’intreccio dei fili narrativi. Per quanto riguarda i film, Steven Johnson cita: Essere John Malkovich, Pulp Fiction, Magnolia, The Matrix etc. Insomma, negli ultimi anni la cultura di massa è diventata più complessa, invertendo quella tendenza alla semplificazione che ne garantiva il successo negli anni passati. Risolvere il Tetris (ricordiamo la passione di Dalemoni per il gioco [copyright di Pansa per la definizione]) equivale a fare un test di Raven, che valuta il "g psicometrico", ovvero l'intelligenza fluida. Ecco rivelato l'arcano del peccato originale della bicamerale (il peccato originale della nuova sinistra, per il quale gli spudorati avrebbero poi cercato di usare Fassino come foglia di fico, ma un blefarospamo improvviso del Nostro li decodificò) quando l'osceno connubio tra Max e Silvio generò il mostriciattolo della definizione pansiana! Trattavasi di fulgida manifestazione di fluida intelligenza, forse un po' viscosa, ma più à la page di quanto potessero sospettare i politologi nelle loro più accese fantasie! E codesto fattore g dell'intelligenza fluida sarà prodromo di quale altre spettacolari novità? Una barca per tutti? Ma suvvia, non facciamo i moralisti. Perché no? Occorrerebbe però costruire nuovi porti, ampliare quelli già esistenti, nuovi grandi opere... e una villa in Sardegna per tutti, e scarpe da un milione per tutti, e nuovi indotti per comparti in crisi e nuove finanze creative e e e... basta con questa storia della barca e delle scarpe, però, come suggeriva il Nanni, caro Max, dì qualcosa di sinistra, bitte! Ti sei fatto sorpassare persino da Fini che con la storia dello spinello in Giamaica ha detto la cosa più sinistrorsa del prologo di questa campagna elettorale; magari stimoli il ridoganatore del fascismo a dire qualcosa di destra...
Ritornando a cappella su Johnson si potrebbe anche sostenere (lo faccio io) che tra complessità e intelligenza non ci sia un rapporto di identità o di causa ed effetto. La complessità, allora, lungi dal rappresentarne una crescita sarebbe piuttosto il sintomo di una decadenza della cultura di massa, e la curva del dormiglione un’orpello di gusto barocco che ne celebra il funerale. Effetto Flynn come parabola in fase discendente, curva del dormiglione come curva dello zombie, il soma mediatico la vince sul meme, lo Spirito viene fossilizzato nella macchina desiderante... Come del resto ammette lo stesso Johnson, tra l'altro, solo attraverso il medium antiquato libro può esprimere, argomentandola nella maniera più proficua, qualche opinione a detrimento della tradizionale cultura libresca e a favore della cultura dell’era elettronica: gustosa a questo proposito la descrizione delle conseguenze di un’ ipotesi fantastica, basata sul capovolgimento del rapporto libri e nuovi media nell’attualità, secondo cui in una cultura mediatizzata elettronicamente compare all’improvviso un nuovo mezzo, il libro, che produce dislettici e gente che si isola in una stanza a leggere il supporto cartaceo evitando di interagire socialmente nel web. Tuttavia nel testo di Johnson non convince molto l’applicazione del nicciano principio dell’eterno ritorno alla creazione di una cultura di massa di qualità. Il fatto che recenti serie televisive per essere decifrate nella complessità del loro schema narratologico abbiano bisogno di essere riviste più volte, più che un punto a favore del miglioramento cognitivo mi sembra un punto a favore della fidelizzazzione dello spettatore da parte dei producer di queste serie. Una questione di marketing, insomma. Dunque, trattasi di una marketta cognitiva tutto questo discettare sulle virtù della cultura di massa? Dopotutto, confesso che ho comprato il libro dopo averlo visto esposto in una recente puntata di Markette…Che ognuno si faccia i suoi conti: a seconda della persona e delle circostanze, quindici euro possono essere pochi o troppi per gratificare il proprio ego in un momento di insicurezza, quando sorge il dubbio che il tempo passato tra televisione, videogiochi e internet sia stato buttato nella spazzatura (schise di Vasco che canta della tele che gli ruba il tempo in fuorisincrono mentre sullo schermo Giurato legge Proust, Marzullo legge Il pasto nudo di Burroughs e Berlusconi e Prodi gareggiano nel nuovo reality L'isola dei politici. Chi perde deve convertire Calderoli all'islam e chi vince dve formare un governo con Luxuria for president). Buttato cioè nel trash, che pure è sublime, pecoreccio o meno.... Però, ascoltare Perfect Day come jingle di una minestra e leggere l'intervista di Lou Reed in cui dichiara che questo ha un effetto positivo tanto sul suo io quanto sul suo conto in banca; lui, 64enne nonnaccio del glam rock... e Mick jagger che sculetta più o meno coetaneo sul palco brasiliano... Come definire il kitsch del pop? Poppitsch? Mi sembra un buon neologismo... Insomma: tele o libri? Tele, rete, libri, cine e videogiochi secondo talenta. E buon rock anni '60 in multitasking. Le proporzioni? Segreto dell'alchimista mediale. Il resto è meccanica desiderante.
E per quanto riguarda la questione delle facoltà cognitive: in Italia, il successo degli show di Berlusconi, cui dovrebbero dare un programma fisso in prima serata, tipo Fiorello o Panariello (Meglio ‘na barzelletta, lo intitolerei) e il credito che riscuote ancora il faccione di Prodi, pur se più defilato dal video ma non dal mood politico, tutt’altro, con la sua aura mortadellesca e neodemocrista, per tacere di altri personaggi, non sembrano suggerire un miglioramento delle capacità cognitive nostrane, piuttosto un ottundimento. Sarà perché da noi le cose succedono sempre dieci o vent’anni dopo che in America… Ma a questo punto non saprei dire se è stata più la televisione, la politica, il fascismo o il comunismo, la destra o la sinistra a rincoglionire gli italiani.
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