skizomante

Thursday, March 09, 2006

CICCIOLINA DALLE 7 VITE, I MUGUGNI DI MUGHINI, IL PORNO DELLA FATTORIA

MERCOLEDI 8 MARZO
MARKETTE Kiambretti ospita Mughini che svillaneggia la povera del Santo la quale ha osato con maliziosa ingenuità chiedere se gli occhiali che il Demostene del calcio mediaparlato indossava fossero dovuti a una sponsorizzazione: non immaginerete dove lo stizzito Mughini ha invitato la Lory a mettere la sponsorizzazione! Che caduta di stile (legata da una schize parallelela alla caduta d’accento di Kiambri, che dèvia e non devìa, forse perché ha parlato con la Staller del suo passato di agentessa segreta? E quella renaissance che non si è capito se era francese, inglese o americana)! Nel giorno della festa della donna, poi! E da parte di un personaggio che qualche settimana prima in una trasmissione di Ambra [sì, la telecomandata divetta di Boncompagni per adolescenti (e non) in fregola emersa a Non è la rai che ora conduce, sulla rai, una trasmissione più smart], si era prostrato con una galanteria quasi stucchevole di fronte alle esponenti del sesso opposto ospiti della tras! Very bad low. Giampiero, in un momento più high dell’interview, ha poi evitato di discettare col Kiambri sulla discesa in lenzuolo (di carta stampata) del direttore del Corrierazzo che pare si sia sbilanciato a favore del centrosinistra (non si è capito se solo lui o tutto il giornale, in any case scandaloso evento per la tradizionale neutralità di facciata, molto borghese, del quotidiano), sulla quale ha preferito glissare, perdendo l’occasione di dimostrare la sua autosupposta grandezza in campi che esulassero da quelli dei commenti delle partite di pallone, grazie alle quali ha conseguito la sua sostanzialità mediatica marchiando definitivamente la sua microiconicità. Ah questi ex-comunisti (col trattino), del tipo “quando essere anticomunista era di moda e invece ora è patetico (Mughini +o- dixit)”, ma che comunismo o no sono sempre in comunità a comunicare anche quando c’è ben poco, sia di comune (la cosa pubblica è ormai sinonimo di pudenda di una prostituta) sia da comunicare. C’è solo da rimpiangere, e Gianpiero non si tira indietro, i tempi di Andreotti e di Togliatti, giganti ai quali la classe politica attuale arriva alle ginocchia (al massimo). Aridatece Giulio! Aridatece Palmiro! O almeno Enrico! La nostalgy per la balena bianca colpita a morte da Achab-Di Pietro avrebbe bisogno di un novello Melville per sublimarsi in eccelsa opera d’arte, così come la nostalgy per una sinistra con le palle, fuori del mondo ma veramente alternativa al sistema – e per essere alternativi non si deve partecipare al potere, lo si deve contestare, traendone così giovamento l’ideologia, la politica e il sistema stesso che si rinnova solo con una dialettica tosta e realistica, altro che rivoluzioni proletarie e fantasie al potere. Anche se è stato il velleitarismo sessantottesco a bloccare la crescita della sinistra italiana, oltre ai tradizionali incartapecoriti sovietismi, è pur vero che senza nuovi maestri del sospetto non c’è nessuna via di fuga dall’omologazione all’esistente. Quando la classe politica italiana avrà la dignità di fare scelte coraggiose, di esprimere una linea nazionale genuina che non si riduca nella patetica polemica circa la capacità dei cittadini di ricordare o di eseguire l’inno mameliano? Quando cesserà di essere eterodiretta, non si capisce se in maniera consapevole o inconsapevole da potenze altre? Quando abbraccerà un pacifismo senza se e senza ma dialogando fecondamente con tutti i popoli del Mediterraneo invece di attizzare becere polemiche sui fratelli musulmani e la loro religione che va rispettata come la nostra? Non pretendo che tutta la classe politica abbia questo sussulto di dignità, ma almeno la sinistra, diamine!
Sarebbe questa una strada per ritrovare l’identità che ha perduto.
Basta, mi sembra di essere la reincarnazione di La Pira e se continuo a volare così alto mi rovino la digestione e scarico come uno pterodattilo, altro che piccioni poviani. Perciò, dopo questa ascesa nei cieli della polemica politica, plano sul terreno della realtà col sorriso sulle labbra ritornando finalmente a Markette, anche per sottolineare che l’evento della tras di questa serata è stata l’ospitata di Cucciolina, ex agente segreto, ex pornostar, ex deputata radicale e ora performer artistica in quel di Berlino e di Roma, che seduta sul lettone di Costantino la maghessa, cercava (ovviamente invano) l’asta sulla quale ergere la bandiera dell’orgoglio nazionale latino. Su quel lettone c’era anche Piero, e nell’insolito ménage à trois mi è sembrato di cogliere un momentaccio d’imbarazzo persino nella sagoma inossidabile del Kiambri, quando la Cicci gli toccava il muscolo. Cicci ha consigliato ai bimbi di desistere dal sogno di fare l’agente segreto, perché poi quando ci si stufa non se ne esce più e ti bruciano pure la casa, affocando la schize che legava Conrad con Fleming e i film di 007 in una vampata di pentimento un po’ peloso. Meglio i servizi sotto le telecamere nei pornazzi, pubblici e non segreti, con possibilità di entrare e uscire a josa, e il valore aggiunto conferito dai credits così acquisiti, utili per fare poi la deputatessa nel parlamento italiano (lei ungherese naturalizzata) grazie al Pannella, che (Cicci-pensiero) in mutande è pure figo (chissà dove e come lo ha conosciuto, a questo punto è lecito immaginare che sia stato proprio su un set di un film il cui genere è meglio sottindere, perché, come diceva Wittgenstein, su ciò di cui non si può parlare bisogna tacere. Grandezza di Marco, man mano che diventa postumo).
Per il resto, serata televisiva da dimenticare spurgandosi delle immagini de
LA FATTORIA con i suoi zombie autoriesumatisi e di cui si è già trattato in una puntata precedente della rubrica e detto tutto; piacerebbe solo sapere come la d’Urso ha conosciuto Mastelloni e qualche altro particolare sulla loro antica frequentazione. Galeotte furono le lecturae dantis, dalle quali la D’Urso ha memorizzato versi rinomati che ha poi riposto nel cuore per sempre, versi sublimi che ora ben si prestano (l’utilità della cultura) alle promozioni pubblicitarie del programma che conduce? Ah, che dire di queste markette infernali, di questo pornodante a suon di “fatti non fosti per vivere come bruti” ,“vuolsi così colà dove si puote” e qualche altro scolastico endecasillabo (mancava solo, nella banalità delle Dante quotations, l’ “amor che nullo amato amar perdona”, ma si era già sentito al Grande fratello 6. E infine una domanda: cosa penserebbe un musulmano nel vedere questi pseudoborghesucci che attaccano stelle finte dondolando su specie di trampoli, su un set che ricostruisce il Marocco in loco (un Marocco finto nel Marocco vero) propinando (nell’intenzione) fremiti da mille e una notte, cheap thrills per un pubblico ormai annoiato persino dei reality? Non è pornografia, questa? Non sono più corretti e degni quelli che vanno a fare onesto turismo sessuale all’ombra delle montagne dell’Atlante, portando ricchezza sul posto senza il meretricio delle telecamere, e con una classe che questi grossier si sognano?
È come se un gruppo di cinematografari e producer degli Emirati Arabi venisse a Roma, ricostruisse il colosseo e facesse giocare i suoi connazionali ai gladiatori. Ma l’unico limite che conosce il trash è quello che ancora deve superare.

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