skizomante

Thursday, October 20, 2005

EDIZIONE STRAORDINARIA MERCOLEDI: IN ATTESA DEL MOLLEGIATO...

Otto e mezzo, Isola dei famosi, le Abbacchianti, la crisi del maschio e l'estinzione della femmina, Markette per tutti

Otto e mezzo . Rivedo Giulianone di nuovo senza Gad e con la Ritanna, un po’ teso per la prima puntata del nuovo show di Celentano, Realpolitik, in onda domani: tra gli ospiti Santoro, appena dimessosi scandalosamente dal suo incarico al parlamento europeo. Invitati il prof. Grasso, detto il papa della critica televisiva, e il ridanciano Berselli, tra gli altri.
Si dice che se l’intrattenimento fa paura alla politica c’è un problema. Ma come, fingete ancora di non esservi accorti del fatto che la politica attuale è intrattenimento? Che nella società dello spettacolo non c’è antagonismo o differenza tra politica e intrattenimento, ma identità? Fate bene a tremare per Adriano, che farà solo spettacolo, cioè politica. La questione vera è: a vantaggio di chi? Della destra o della sinistra? Ma suvvia, a vantaggio del potere, che è di destra e di sinistra e cioè, in Italia, sempre di centro: la nostra libertà è quella di essere territorializzati dal Vaticano. E questo è il segreto del Molleggiato: egli in realtà è un prete in vesti laiche (in caso contrario se le sognerebbe le autosospensioni del filosofico Del Noce, “kata logos” e non) che farà il suo predicozzo reazionario cui le tanto decantate pause daranno la profondità necessaria e altrimenti irrangiungibile.
Isola dei famosi. Daniele sempre più sorprendente: la verità degli occhi chiari e del dolce eloquio milanese (simile alla cantilena di un alcolizzato) contraddetta dalle orecchie luciferine e neogotiche, la facies pseudobiafrana di vitello occidentale terzomondizzato per esigenze di reality, il comportamento da velino arrivista; un cocktail molto eccitante che raggiunge il suo massimo effetto quando scopriamo delle sue notti con Manuel, il cucciolo di una tintinnante Amanda Lear madre- mantide pronto a divorarlo e a sputarne le ossa qualora scoprisse una liaison con Daniele, maturata nelle calde notti tropicali in cui erano vicini di giaciglio. Ma sembra che Daniele-Giuda nonostante le offerte iniziali di amicizia abbia poi tradito il pupillo di Amanda Pigmaliona mettendogli su contro le tre galline dell’isola. Flussi mediatizzati di influenza avaria quando ad un certo punto si sono concentrati starnazzi e coccodé intercontinentali in un pollaio estemporaneo costituito dalla Ventura, da Giada e da Elena (quella della (s)barra di Idris, deve aver fatto indigestione di cioccolato perché ora sembra averne nausea). Purtroppo se ne va Albano, a fare il padre, liberandosi finalmente dalla cannibalizzazione della sua privacy – iconograficamente espressa da una Moira Orfei laccatissima e reginante, una bambolona di Botero che trasudava malizia da tutto il parruccone similbandanizzato, promuoventesi peraltro al principe Ruffo come sovrana del circo – e riaffermando i valori patriarcali messi in discussione dalle Abbacchianti che gestiscono il programma. La capa delle Abbacchianti è ovviamente la Ventura: è una piccola tribù di bionde e maligne, una muta di galline capaci di pupillizzare (nel senso di tenere sotto controllo col “pupillo”e di rincoglionire) i loro partner, in genere belloni bolsi senza personalità, vergogna della virilità del terzo millennio che si annuncia alquanto matriarcale. Abbacchianti perché il loro scopo è fare del maschio un abbacchio gustoso, un condensato di luoghi comuni stantii insaporito dalla malizia da mettere sul desco mediatico e servire con una mano sul cuore e l’altra che impugna la forchetta. L’abbacchio Albano con contorno di Lecciso è stato gustato e digerito nella rivelazione della fuga di Loredana. Ma la testa ruspante non sono riuscita a divorarla, perché troppo indigesta e con un retrogusto un po’ feudale. Manuel, preparato con tanto amore, se l’è pappato la golosa Lear proprio quando era al punto giusto di cottura (tutto per te, Amanda). Idris ha provocato alcune indigestioni, Enzo Paolo Russo si è guastato durante l’allevamento contaminando anche Sandy Marton. Resta Daniele, il piatto più prelibato, il manzetto ventiquattrenne che deve dimostrare di essere uomo per essere divorato, digerito e cacato da queste mantidi spietate: attenderemo il momento, partecipi, in cui ritornerà tra le braccia del suo Costantino, finalmente lucido dopo la sbornia da sovraesposizione, disgustato dalla velina compagna ufficiale e in fondo simulacro di un’Abbacchiante qualsiasi ma senza potere mediatico, reso consapevole da ciò che può solamente soddisfare un uomo: una calda amicizia i cui esiti non siano scontati.
Markette. Momenti di alto trash (altro che Moira) con l’entrata a cavallo (vero) nello studio del cantante degli 883 (quello che ha avuto successo; l’altro pare lavori a Parigi, Disneyland). Ingrassato, autoironico e politically correct ha raggiunto vertici elevati di pensiero filosofico quando ha sostenuto che non c’è niente di male nell’accorpare cibo e successo, riproponendo l’icona ottocentesca del ricco grasso e sfruttatore che oggi può avere credito solo nel Terzo Mondo e il mito di Roma mangiona che gli avrebbe rovinato la linea. Nelle vesti di Marco Angelico ritorna il fantasma del suo compagno biondozazzeruto e saltellante, in un cameo degli anni ‘80 che vale dieci trattati di sociologia. Hanno ucciso l’uomo ragno, chi sia stato non si sa ancora oggi, l’unica cosa certa è che la dipartita del primo uomo-insetto ha fatto guadagnare parecchio a Max Pezzali e a chi lo ha venduto come simulacro del pop. Ritornano le belle senz’anima, oche russe costrette a nascondere la loro eventuale profondità nella superficialità della seduzione e nell’incomprensione della lingua (magari saranno pure laureate). Insomma, femmine oggetto, femmine da calendario, come devono essere quelle che piacciono agli uomini, non raccontiamoci cazzate, femmine che devono aprire la bocca solo per sorridere e annuire negando con civetteria. Altro che le transfemmine post-moderne, che si sono liberate dell’utero per sostituirlo con il più orribile dei membri virili, lo pseudo-oggetto a che non feconda ma castra, proiezione dell’ipertrofia dei loro clitoridi egoisti e fallicizzati, in fondo autonomi e causa del loro fallimento nel raggiungere il vero oggetto a. Da qui la isteria post-freudiana, in cui il desiderio del maschio, che si sottrae disgustato, si tramuta per compensazione in carattere fallico: donne senza cazzo più cazzute di molti uomini contemporanei. Amabilmente le due russe che markettizavano il classico calendario, in cui apparivano discinte e seducenti come richiede il genere, sembravano finalmente riproporre la tanto vituperata tradizionale figura di donna; peccato che la posa clou fosse quella in cui si baciavano sulla bocca mostrando al pubblico non le loro passere ma i loro torniti sederoni… sottotraccia: se non accettate i nostri clitoridi volitivi (che fanno un po’ ribrezzo tra le cosce di una donna quando si atteggiano a falli, diciamo la verità) vi mostriamo il culo. Ma non per essere sodomizzate (vi piacerebbe, eh, porci stupratori?) ma per emettere al massimo qualche flatulenza quando ci contemplate eccitati mentre ci baciamo fra di noi (e sì, non dimenticate che Dolce & Gabbana hanno sdoganato pure il linguaggio fetido dell’intestino). E ai Costantino della Gherardesca, icone sublimi del disgusto del maschio per la realtà contemporanea, e perciò linee di fuga che possono esprimersi solo come schize, non resta che scartare tarocchi maligni (taroccati) ed esibirsi in apparentemente innocue danze di peluche, vestiti da simil-puffi, da caimani o altro e nascondendo segreti raccapriccianti dietro le vesti infantili e spettacolari, segreti appena accennati dagli stucchi dark dei loro occhi inquietanti nella vitrea perversità.