GRANDE RAI 1
L’ammiraglia in questa stagione continua ad incantarci con le sue sorprese. Segnaliamo innanzitutto la grande notte di giovedì 16 novembre, in cui Gigi Marzullo ci ha riproposto una straordinaria intervista a Mario Merola, il grande cantante e attore napoletano purtroppo scomparso, che per un miracolo della tecnica è sembrato resuscitare anche se solo catodicamente. Commovente la telefonata del pupillo Massimo Ranieri al suo padre adottivo, commoventi i ricordi della storia del mattatore partenopeo, la confessione del vizio del gioco. La Rai non avrebbe potuto escogitare un epitaffio più degno. La notte poi è proseguita con la programmazione di due sceneggiate in formato cinematografico: Cient’anne, con protagonista Gigi d’Alessio, in cui il rapporto padre-adottivo/figlio nella finzione dello schermo risulta illuminante su quello che deve essere stato il rapporto d’Alessio-Merola nella vita. E Guapparia, storica cine-esemplificazione di un genere teatrale ingiustamente vilipeso dalla miopia culturale degli intellettuali di sinistra nostrani. Torneremo in maniera approfondita su questo argomento in una sezione che sarà dedicata esclusivamente alla cultura napoletana.
Domenica 19 novembre grande ritorno su Rai 1 di Milva, la pantera di Goro; ospite di Pippo Baudo, ha cantato una poesia della Merini. E’ stata riproposta poi una vecchia intervista canora che Baudo aveva fatto a Milva anni fa, con quel gusto del varietà fatto con un certo stile, gusto che sembra ormai scomparso dalla televisione italiana. Chicca: lo spezzone di una esibizione di Milva con Mina di tanti anni fa. La pantera di Goro, dalla chioma infuocata, è stata teatrale come al suo solito e vivissima: ci è parsa come una delle grandi streghe del mondo dello spettacolo italiano, che le sta anche stretto data la sua vocazione internazionale. Quindi c’è stata l’ospitata di Lino Banfi, che sarà protagonista di un film per la televisione dedicato a una tematica forte, il lesbismo, in onda lunedì 20 novembre. Banfi è come il vino, più passa il tempo e più diventa buono. Rai 1 d’altro canto mostra di adeguarsi al time stream e continua nella sua programmazione gay friendly (oltre che gay eye winkly) con una scelta coraggiosa, considerando la sua storia e il suo statuto, ma lungimirante nella prospettiva dei nuovi target da catturare. In ogni caso riteniamo che Il padre delle spose sia uno di quei prodotti che possano contribuire a cambiare in positivo la weltanschauung retriva dell’italiano medio, e auspichiamo che presto venga girato anche una “Madre degli sposi” in cui i protagonisti siano due gay maschi.
Dopo il telegiornale c’è stato Fiorello che ha proposto via catodica il divertente programma che conduce su Radiodue; spacciose già le microclip pubblicitarie, con David Sassoli costretto a una hola che con gusto ha trasformato in un segno di resa di fronte alla vis comica di Fiorello. Bibi Ballandi invece si è rifiutato di fare il gesto della pantera mentre il povero Mike Buongiorno è emerso come da un sipario al contrario nella sua microclip, come in una riesumazione apotropaica che ha confermato la sua vitalità dimostrata poi anche con una piccola serie di flessioni che Rosario gli ha proposto di fare insieme a lui nel corso del programma. Mike resta al di là di ogni fenomenologia un’icona della televisione italiana: il Novecento catodico contro il XXI secolo rappresentato da Fiorello, che lo ha messo in croce imitando la sua dizione teatrale e la sua americofilia. Non crediamo che Fiorello avrebbe potuto sfruttare meglio la presenza catodica di Mike, come suggerisce il critico Giannini del Mattino di Napoli: Bongiorno è un presentatore e non un istrione vero e proprio, e dato che ormai è una teleicona era sufficiente la sua sola presenza per il lavoro spettacolare di Fiorello. Il povero Mike si è risentito un po’ solo per le parolacce che Rosario imitandolo gli faceva dire; come un signore d’altri tempi ha invitato il giovane presentatore a sciacquarsi la bocca dandogli una bottiglia d’acqua che sembrava avesse anche la connotazione di uno scambio di consegne simbolico; ma l’invito ci è sembrato esagerato perché le parolacce erano bippate e il meccanismo comico si giocava proprio nel contrasto tra la telesignorilità di Bongiorno (la storia della Longari e della sua caduta sull’uccello pare sia solo una leggenda mediologica) e le volgarità gratuite che Fiorello gli attribuiva nella sua imitazione. A un certo punto Fiorello ha fatto indossare a Mike un paio di occhiali da personaggio del Rocky Horror, con quel gusto bambinesco del dileggio che è la sua cifra comica specifica, trasformandolo in una specie di telemosca. Mike è stato allo scherzo ma dal canto suo non è stato avaro di critiche, suggerendo a Fiorello che la sua dimensione spettacolare è quella dell’one man show, snobbando così il deuteragonista Marco Baldini. E, in cauda venenum, quando Fiorello ha presentato alla fine la sua squadra di autori, Mike ha insinuato che la bravura del siciliano fosse in stretto rapporto con la quantità dei professionisti che lavorano per lui. Spassoso come sempre il personaggio del bastardo di Monghidoro, ovvero un Gianni Morandi cattivissimo e gustosa la versione swing e americanizzata anche nel testo del Ballo del qua qua successo di Romina Power di molti anni fa. Speriamo che il programma continui e ci dispiace che si debba scegliere tra il suo e quello omocronico di Fazio. La Rai, quando fa trasmissioni di qualità, non dovrebbe lasciarsi schiacciare così dalla logica del target e da quella del mercato.
Dopo lo show di Fiorello la programmazione è continuata con la fiction Capri, che insieme ad Assunta Spina testimonia la lodevole vocazione meridionalista dell’Ammmiraglia, che si riconferma come il migliore canale italiano in questo autunno.