skizomante

Monday, November 20, 2006

GRANDE RAI 1


L’ammiraglia in questa stagione continua ad incantarci con le sue sorprese. Segnaliamo innanzitutto la grande notte di giovedì 16 novembre, in cui Gigi Marzullo ci ha riproposto una straordinaria intervista a Mario Merola, il grande cantante e attore napoletano purtroppo scomparso, che per un miracolo della tecnica è sembrato resuscitare anche se solo catodicamente. Commovente la telefonata del pupillo Massimo Ranieri al suo padre adottivo, commoventi i ricordi della storia del mattatore partenopeo, la confessione del vizio del gioco. La Rai non avrebbe potuto escogitare un epitaffio più degno. La notte poi è proseguita con la programmazione di due sceneggiate in formato cinematografico: Cient’anne, con protagonista Gigi d’Alessio, in cui il rapporto padre-adottivo/figlio nella finzione dello schermo risulta illuminante su quello che deve essere stato il rapporto d’Alessio-Merola nella vita. E Guapparia, storica cine-esemplificazione di un genere teatrale ingiustamente vilipeso dalla miopia culturale degli intellettuali di sinistra nostrani. Torneremo in maniera approfondita su questo argomento in una sezione che sarà dedicata esclusivamente alla cultura napoletana.

Domenica 19 novembre grande ritorno su Rai 1 di Milva, la pantera di Goro; ospite di Pippo Baudo, ha cantato una poesia della Merini. E’ stata riproposta poi una vecchia intervista canora che Baudo aveva fatto a Milva anni fa, con quel gusto del varietà fatto con un certo stile, gusto che sembra ormai scomparso dalla televisione italiana. Chicca: lo spezzone di una esibizione di Milva con Mina di tanti anni fa. La pantera di Goro, dalla chioma infuocata, è stata teatrale come al suo solito e vivissima: ci è parsa come una delle grandi streghe del mondo dello spettacolo italiano, che le sta anche stretto data la sua vocazione internazionale. Quindi c’è stata l’ospitata di Lino Banfi, che sarà protagonista di un film per la televisione dedicato a una tematica forte, il lesbismo, in onda lunedì 20 novembre. Banfi è come il vino, più passa il tempo e più diventa buono. Rai 1 d’altro canto mostra di adeguarsi al time stream e continua nella sua programmazione gay friendly (oltre che gay eye winkly) con una scelta coraggiosa, considerando la sua storia e il suo statuto, ma lungimirante nella prospettiva dei nuovi target da catturare. In ogni caso riteniamo che Il padre delle spose sia uno di quei prodotti che possano contribuire a cambiare in positivo la weltanschauung retriva dell’italiano medio, e auspichiamo che presto venga girato anche una “Madre degli sposi” in cui i protagonisti siano due gay maschi.
Dopo il telegiornale c’è stato Fiorello che ha proposto via catodica il divertente programma che conduce su Radiodue; spacciose già le microclip pubblicitarie, con David Sassoli costretto a una hola che con gusto ha trasformato in un segno di resa di fronte alla vis comica di Fiorello. Bibi Ballandi invece si è rifiutato di fare il gesto della pantera mentre il povero Mike Buongiorno è emerso come da un sipario al contrario nella sua microclip, come in una riesumazione apotropaica che ha confermato la sua vitalità dimostrata poi anche con una piccola serie di flessioni che Rosario gli ha proposto di fare insieme a lui nel corso del programma. Mike resta al di là di ogni fenomenologia un’icona della televisione italiana: il Novecento catodico contro il XXI secolo rappresentato da Fiorello, che lo ha messo in croce imitando la sua dizione teatrale e la sua americofilia. Non crediamo che Fiorello avrebbe potuto sfruttare meglio la presenza catodica di Mike, come suggerisce il critico Giannini del Mattino di Napoli: Bongiorno è un presentatore e non un istrione vero e proprio, e dato che ormai è una teleicona era sufficiente la sua sola presenza per il lavoro spettacolare di Fiorello. Il povero Mike si è risentito un po’ solo per le parolacce che Rosario imitandolo gli faceva dire; come un signore d’altri tempi ha invitato il giovane presentatore a sciacquarsi la bocca dandogli una bottiglia d’acqua che sembrava avesse anche la connotazione di uno scambio di consegne simbolico; ma l’invito ci è sembrato esagerato perché le parolacce erano bippate e il meccanismo comico si giocava proprio nel contrasto tra la telesignorilità di Bongiorno (la storia della Longari e della sua caduta sull’uccello pare sia solo una leggenda mediologica) e le volgarità gratuite che Fiorello gli attribuiva nella sua imitazione. A un certo punto Fiorello ha fatto indossare a Mike un paio di occhiali da personaggio del Rocky Horror, con quel gusto bambinesco del dileggio che è la sua cifra comica specifica, trasformandolo in una specie di telemosca. Mike è stato allo scherzo ma dal canto suo non è stato avaro di critiche, suggerendo a Fiorello che la sua dimensione spettacolare è quella dell’one man show, snobbando così il deuteragonista Marco Baldini. E, in cauda venenum, quando Fiorello ha presentato alla fine la sua squadra di autori, Mike ha insinuato che la bravura del siciliano fosse in stretto rapporto con la quantità dei professionisti che lavorano per lui. Spassoso come sempre il personaggio del bastardo di Monghidoro, ovvero un Gianni Morandi cattivissimo e gustosa la versione swing e americanizzata anche nel testo del Ballo del qua qua successo di Romina Power di molti anni fa. Speriamo che il programma continui e ci dispiace che si debba scegliere tra il suo e quello omocronico di Fazio. La Rai, quando fa trasmissioni di qualità, non dovrebbe lasciarsi schiacciare così dalla logica del target e da quella del mercato.
Dopo lo show di Fiorello la programmazione è continuata con la fiction Capri, che insieme ad Assunta Spina testimonia la lodevole vocazione meridionalista dell’Ammmiraglia, che si riconferma come il migliore canale italiano in questo autunno.

ESERCIZI DI SCHIZOANALISI I IL CASO GARDINI-LUXURIA: OVVERO MICROMECCANICA DESIDERANTE DELLA TOILETTE.

Mercoledì 1/11/2006
L’onorevole Vladimir Guadagno alias Vladimir Luxuria è stato ospite dell’ultima puntata di Matrix di Mentana. In una mise alquanto sobria ha espresso le sue pacate considerazioni sulla vicenda che lo ha visto protagonista con la Gardini a proposito dell’uso dei servizi del parlamento. La redazione di Matrix ha ricostruito monumentalmente (come ammette lo stesso Mentana) tutte le fasi salienti della sua vita, da quando era un giovane studente pugliese venuto a Roma, all’impegno artistico nel circolo Paolo Mieli (che, ricordiamo, è stato l’unico in Italia che si sia impegnato in un esercizio critico con un suo spessore filosofico nell’ambito del pensiero omosessuale) che infine è sfociato nelle famose serate della Muccassassina.
Luxuria conferma che l’omofobia in Italia in realtà non esiste. Almeno tra gli scranni dove i deputati poggiano le loro terga. Apprendiamo tutta una serie di cortesie ricevute da esponenti della Destra, addirittura fiori che non l’hanno fatta sentire discriminata rispetto alle altre colleghe donne. La stessa puntata di Matrix in cui l’onorevole era ospite è stata una specie di sdoganamento della figura del transgender (finalmente apprendiamo Luxuria come definisce se stessa ufficialmente: non è transessuale perché non si è operata, né ungender, né metagender è semplicemente transgender).
Sobria, elegante, Luxuria ha liquidato l’incidente con la Gardini con gran classe, incidente che a torto Mentana ha stimato di infimo livello - perché è grazie a episodi come questi che esce fuori la conflittualità intergender spesso latente in quanto rimossa nel politically correct.
L’episodio Gardini Luxuria ha evidenziato la rabbiosa idiosincrasia gynica nei confronti di chi rifiuta il gender maschile e si ponga, con un apparato libidico biologicamente maschile, in uno spazio femminile; probabilmente se Vladimir fosse stato semplicemente un gay non si sarebbe arrivato a questo polverone. Ma il fatto che egli sia un uomo che si appropri di un gender che la natura gli ha rifiutato, senza rinunciare all’apparato libidico originario, e contemporaneamente territorializzi uno spazio femminile, pone la sua identità su un margine dove la conflittualità coll’altro gender rischia sempre di esplodere facilmente. A maggior ragione se questa territorializzazione avviene in una pubblica toilette, e non in un posto qualsiasi, ma nel Parlamento italiano. La toilette, come è risaputo, rappresenta il nostro inconscio. Il luogo dove vengono disciplinate, selezionate e raccolte le secrezioni organiche è un collettore di desideri che a livello materico assumono la nota consistenza fecale o fluidità diuretica, ma che a livello simbolico si mettono in gioco in una micro o macromeccanica che è oggetto della schizoanalisi.
Ipotizzo che il risentimento della Gardini sia stato causato dal fatto che probabilmente non possa più ormai, per motivi anagrafico- biologici (o per motivi psicologici, anche sul piano dell’immaginario tout court), vivere l’esperienza della maternità (esperienza fondante di tutto il gender femminile) e per questo credo che abbia gratificato simbolicamente di tutta la sua acredine il trans-fallo del nostro Vladimir, la cui mancanza genitale (simbolica e soggettiva nella prospettiva veterosessista della Gardini) ha preso il posto del “nome del padre” nella personale catena nevrotica della deputatessa (è schizoanalisi , baby! A proposito, mi piacerebbe che la Gardini mi confermasse o mi smentisse la diagnosi, sarebbe utile allo sviluppo della mia scienza). Vladimir ha costruito una geometria perturbante sull’ipotenusa della figura edipica della Gardini, facendola saltare dopo aver “ingrippato” la triangolazione: è come se avesse disegnato un altro triangolo invece del pitagorico quadrato, un triangolo che ovviamente non può corrispondere alla somma dei quadrati costruiti sui due cateti. Per i profani: la reazione spropositata della Gardini a mio giudizio è stata determinata da un desiderio inconscio di introiezione fallica accentuato da una supposta - incipiente, conclamata o psicologica tout court - menopausa, cui un "ungender"(perché Vladimir tale deve essere per lei che non lo ha accettato come trans-) non avrebbe mai potuto ottemperare. Vladimir ha rappresentato il maschio mancato nel circuito libidico della deputatessa, che ha letto l’intrusione nella sua vagina simbolica (la toilette femminile) come un’aggressione risoltasi senza penetrazione. Da qui lo sberleffo che inconsciamente crede di aver subito. Quindi l’aggressione e l’accusa di maschilismo, che rivela il desiderio rimosso della onorevole (ti accuso di maschilismo perché avrei voluto che tu fossi un vero maschio…seguite il discorso?) Se Vladimir fosse stato un uomo che si identificasse (o che si fosse identificato anche solo in quel momento) col suo gender, stimo che la vicenda avrebbe assunto tutto un altro colore, un colore in ogni caso determinato dal rapporto della deputatessa con la sua maternità e dal deputato con il suo fallo, e dalla loro interazione nella micromeccanica desiderante specifica.


Riepilogando:
1) il fatto che la Gardini abbia accusato di maschilismo al tg l’onorevole Luxuria per il fatto che abbia rivendicato la scelta dei servizi igienici femminili la trovo semplicemente ridicola, da un punto di vista pragmatico. Ma da un punto di vista simbolico, leggo questa cosa come una schise che mi permette di decifrare la micromeccanica desiderante della deputatessa. Da un punto di vista sociologico invece questo episodio mi sembra molto significativo perché getta una luce sulla conflittualità di genere che sarà il fulcro della macromeccanica desiderante prossima ventura.
2) la presenza stessa di un essere come Vladimir Luxuria in Parlamento è una vittoria del movimento gblt perché qualunque cosa succeda (anche un episodio apparentemente squallido come l’uso di una toilette) propone all’attenzione del mondo le tematiche gblt.
3) la conferma è al tg della sera dove la giornalista cita la legge 164 del Parlamento italiano che di fatto legalizza il “terzo sesso” ovvero il sesso che non rientra nei gender tradizionali m e f
4) secondo me ora si dovrebbe sancire per legge che un ungender, un transgender o un metagender abbiamo diritto di usufruire dei servizi igienici secondo le proprie necessità a prescindere che siano per uso maschile o femminile
5) è già stato sollecitato il presidente della camera Bertinotti perché si occupi della questione
6) questo è il mio modesto contributo di a.g.i. (attivista gblt indipendente) per dirimerla: immagino un incontro a tre nella toilette del transatlantico che sancisca anche a livello simbolico l’integrazione della diversità: dopo una bella bevuta di birra (che stimola la diuresi) Vladimir entrerà prima nella toilette femminile con la Gardini rinsavita; poi nella toilette maschile con Bertinotti accondiscendente.
E poi tutti al lavoro per la nuova legge: piena libertà di usufruire dei servizi igienici, qualunque sia il loro colore sessuale, da parte degli extragender (un/meta/trans).
P.S.
Definisco extragender tutti coloro che vanno al di là del proprio gender, (un-, meta- o transgender che siano)
Definisco ungender colui che usufruisce della libertà di non accreditarsi un gender determinato, ovvero il trans- che abbia fatto per esempio un percorso mtf e desideri poi ritornare indietro optando per un ftm. O colui che pur identificandosi biologicamente col proprio gender non se ne faccia condizionare nella scelta sessuale (ad esempio il bisessuale). O semplicemente colui che non si identifichi in nessun gender specifico o che gli altri non riescano a identificare con un gender specifico (per ignoranza soggettiva o per impossibilità oggettiva).
Il termine trans- (col trattino) è un termine generico in cui, per semplificare, includo il transessuale, il travestito e il transgender
Il termine metagender invece designa il corpo senza organi della macchina desiderante funzionante.
Il termine schise indica un’occorrenza oggettiva che permette di decifrare aspetti rilevanti/rivelanti in un processo di meccanica desiderante grazie alla schizoanalisi.
Il termine schize designa invece un’occorrenza dello stesso tipo, benché soggettiva.