skizomante

Wednesday, October 05, 2005

AVVERTENZA

Dato che voglio essere un critico televisivo non-accademico, non aspettatevi che riporti filologicamente parola per parola le frasi dei Soloni della tv. La mia onestà intellettuale garantisce però che i miei resoconti sono esatti e veritieri. Per quanto riguarda sottotraccia, le linee schize sono la mia interpretazione soggettiva, che è distinta chiaramente dal resoconto il più oggettivo possibile del fatto televisivo che analizzo. Non mi ritengo responsabile se il sottotraccia potrà sembrare più veriterio del sopratraccia, cioè del flusso mediatico così come si presenta sullo schermo, nella sua non innocente combinazione di immagini e parole.

UN FILM DI BUD SPENCER & TERENCE HILL

Ieri ho rivisto dopo tanto tempo “…e continuavano a chiamarlo Trinità”, che mi ha riconfermato un sottotraccia omoerotico nell’affiatata coppia che tanto ci ha divertito da bambini. Vi è innanzitutto la schize che inserisce un binomio à la Stanlio e Ollio (non a caso omosex) nel Far West in un comico spaghetti-western. In questa schize si inseriscono perfettamente le imprese della coppia, che a suon di sganassoni vincono i cattivi e restituiscono il malloppo (Bud lo fa per non essere imprigionato come ladro di cavalli). Bud è orso, Terence è un bisex con fughe etero che non ha ancora compreso il suo orientamento (nei punti critici c’è questo incontro con la diligenza familiare impelagata nel fiume, che fa la felicità di Terence che si è invaghito della figlia del patriarca, mentre Bud con espressioni significative esprime tutta la gelosia nei confronti della scialba biondina che le ruba il compagno). Il malloppo che si contendono con i banditi in un’esilarante partita di pseudo-rugby all’interno del convento è il mitico oggetto a, il fallo che si lanciano e si rimandano l’un l’altro, che nella sua mistificazione di contenitore di denaro nella forma di gigantesco sigaro e nella sua assenza nella dialettica dei rapporti materiali, permette lo svolgersi della vicenda adatta a un pubblico familiare. L’osceno sarà fuori dallo schermo, nelle pause dopo le lunghe cavalcate che sicuramente si sarà concessa la simpatica coppia nella sottotraccia del film e che, visti i personaggi, non possono essere che una parodia trash dei già trash“Vizietto” et similia, Barbanera (come lo appella un ante-gay in un altro film) vs Occhi di Cerbiatto, abbastanza leather, non trovate?…schize postume di un bambino cresciuto, rivedendo un film che lo ha divertito molto nella sua infanzia.

VERITA’ SULLE STRAGI DI STATO? SECONDO IL SENATORE FORMICA OGGI DOBBIAMO RIVOLGERCI SOLO AI FILM E AI ROMANZI…

Il che è un modo per dire che fanno parte di un'opera di fantasia. Otto e mezzo, puntata di mercoledì 5 ottobre. Dibattito che smarketta il film di Placido “Romanzo criminale” il cui soggetto è la famigerata banda della Magliana. Ospiti, oltre al regista, l’autore del romanzo da cui è stato tratto il film, Giancarlo De Cataldo e il senatore Formica. Il quale ha rivelato che nel 1999 (presidente del consiglio il ds D’Alema) attraverso una norma anti-costituzionale si è stabilita per cinquanta anni l’inaccessibilità ai documenti dei servizi segreti che potrebbero fare luce su quelle stragi di cui non si è mai saputo il colpevole (come la strage di Bologna, nel 1980 che fece più morti di quanti non ne abbia fatto il recente attentato alla metropolitana di Londra).
Ancora più inquietante l’ipotesi del senatore prima ventilata e poi ritrattata sul doppio stato italiano prima della fine della guerra fredda (prima cioè del 1989, anno della caduta del muro di Berlino): uno stato democratico controllato dall’opposizione comunista e uno stato occulto di cui è difficile pensare che la Dc, allora partito di governo, non sapesse nulla. Tant’è che il ministero dell’interno fu gestito sempre da democristiani e non dai socialisti che pure ebbero ad un certo punto grandi responsabilità istituzionali. E ritorna l’eterno tema della colonizzazione americana dell’Italia, che a quanto pare non riguardò-ha riguardato-riguarda(?) solo l’immaginario ma la gestione della stessa cosa pubblica, dato che la classe dirigente locale nella prima repubblica era ritenuta inaffidabile nel controllare le tensioni sociali, in un paese strategico dal punto di vista geopolitico quale è ancora attualmente il nostro.
E al telespettatore restano dubbi amari: ci fu o no questo doppio stato? Chi gestì la politica italiana nella prima repubblica, i democristiani o gli americani? Chi furono i responsabili delle stragi? E viene invogliato a vedere il film, a leggere il libro…potrebbe trovarvi un’interpretazione, una traccia, un understatement.
Il teleschizatore avvertito, sa che queste verità non si sapranno mai. Che il Potere ha a cuore la formazione filosofica del cittadino e vorrebbe che gli italiani fossero tanti Socrate, tanti saggi che sanno di non sapere. Che le stesse verità ormai sono diventate merce nella società dello spettacolo, e se se ne parla ancora è per vendere libri e film. E che di queste vicende nulla sanno le giovani generazioni, alle quali basta e avanza il terrorismo islamico. Il teleschizatore contempla la facies subaureolata dai peli ribelli dell’orco Giulianone, la cui figura è per sempre immortalata in quella foto che lo ritrae a Valle Giulia nella sua fase sessantottesca, e si domanda: se un ex-comunista è diventato infoentertainer del Potere, parlando di “profumo di I.O.R.” (la banca vaticana gestita da Marcinkus all’epoca delle vicenda Calvi) quando al massimo si potrebbe parlare di miasmi pestilenziali, c’è qualcosa di sbagliato nel comunismo o c’è qualcosa di sbagliato in Ferrara? C’è qualche relazione segreta tra la barba di Giulianone e la barba di Marx? E perché anche Gad Lerner, che subito ha deviato il dibattito sul film quando è uscito fuori il nome del lider Massimo, si è fatto crescere la barba (anche se è diversa da quella di Ferrara e da quella del vecchio Karl)? Una schize si autotraccia da Kabul agli studi di La7 e Giuliano e Gad si esprimono in una lingua incomprensibile. Sembra arabo. Sembra siano talebani che discutono dell’assetto futuro dello stato italiano, ci sarà una terza repubblica in cui la storia sarà un cartone animato per sociopatici alla ricerca di cose incomprensibili, arcaiche, da tempo non più up to date. Poi i riferimenti di Formica alla esclusività della gestione del ministero dell’interno da parte dc promanano fetide reminiscenze di staffette, di Caf, del lessico e della pratica politica negli anni 80, come una disgustosa madeleine andata a male inzuppata nello sterco morale di ladrocinii, farse (con vittime) come tangentopoli...e arriviamo all’immagine di Di Pietro scaricata poche decine di minuti prima da Striscia la notizia, mentre con ironia e astio anti-berlusconiano riceve da Staffelli il tapiro, ridotto ormai dalla società dello spettacolo a innocuo simulacro di quel magistrato che negli anni 90 fece tremare o latitare o imprigionare buona parte della classe dirigente dell’epoca, ormai totalmente decostruito dai giornali, dalle interviste e dalle trasmissioni alle quali partecipa come simpatico show-man. Sembra che da quando abbia smesso la toga nessuno lo abbia preso più sul serio. La non-toga di Di Pietro, le scarpe di D’Alema, la bandana di Berlusconi, parlano più di un libro…e allora non ti scandalizzare se Flavia Vento ritiene di avere tutti i titoli per “scendere in campo”: è la società dello spettacolo, baby!